L’Esposizione Universale Expo Dubai che si svolgerà dall’1 ottobre 2021 al 31 marzo 2022 sarà la prima Esposizione Universale che si svolgerà in un paese arabo.
Per 6 mesi Dubai si trasformerà in una spettacolare vetrina mondiale per tutti i paesi partecipanti, che avranno modo di esporre le loro idee, i loro progetti e le loro aspirazioni, e per tutti i visitatori che potranno vivere questa straordinaria esperienza.
Il percorso più completo del Great American West si snoda attraverso quattro stati: Montana, North e South Dakota, e Wyoming. Si visitera’ il Custer National Park per un colpo d’occhio dei bisonti che pascolano liberi, poi Mount Rushmore e il Crazy Horse Memorial, ma anche Spearfish Canyon nelle Black Hills, dove e’ stato girato il famoso film “Balla con i lupi”.
C’era una volta un fiore così bello in un paese così lontano che tutti i cacciatori di piante più famosi partirono per acquisirne un esemplare per poterne fare fregio nei giardini del proprio paese.
E’ sempre un piacere condividere con agenzie di viaggi appassionate e motivate, la conoscenza di una nuova destinazione, dalla quale partire per costruire progetti insieme. E’ con questo spirito che ho accompagnato una quindicina di agenti super selezionati a visitare il Nord dell’India, dal 10 al 17 Settembre 2018.
Tornavo in India dopo 30 anni, quindi anche la mia curiosità era tanta; molto è successo nel frattempo a me… e all’India.
Sono partita con maggiore consapevolezza: India è un Paese che incanta con la sua bellezza e la sua diversità, con i suoi colori e con la sua cultura; oggi anche con la sua modernità, e che abbraccia con un calore profondo, interiore, che la rende sempre una esperienza che va ben oltre il viaggio, una esperienza di crescita.
Il programma prevedeva il classico Triangolo d’Oro (quindi Delhi/Agra/Jaipur), con l’aggiunta di Mandawa, antico punto di sosta lungo le rotte carovaniere che portavano in Estremo Oriente.
Delhi, sede del governo della più grande democrazia liberale al mondo, copre un’area metropolitana che è la seconda più grande dell’India ed è considerata una delle capitali più belle al mondo. E’ divisa storicamente ed urbanisticamente in due parti assai diverse fra loro: la città vecchia, con viette molto trafficate ed edifici aggrappati gli uni agli altri, edificata dai Moghul alla confluenza di importanti vie carovaniere che collegavano l’India nord-occidentale alle pianure del Gange; dall’altra i quartieri moderni, progettati da Sir Edwin Lutyens all’inizio del XX secolo, che pianificò un’imponente area amministrativa centrale destinandola alle pretese imperiali britanniche.
Le visita è cominciata con il tempio sikh di Gurudwara Bangla Sahib, con le sue inconfondibili cupole dorate. L’esperienza più emozionate è stata visitarne il “Langar”, cioè la cucina, dove ogni giorno volontari di ogni credo aiutano a preparare migliaia di pasti gratuiti che vengono distribuiti a chi si presenta la sera, indipendentemente dalla religione, dalla casta, dal colore, dalla razza, etc.
Il principio di uguaglianza e l’obbligo di compassione verso gli altri infatti trascendono il concetto di religione e sono qui considerati concetti trasversali.
La visita di Delhi non può considerarsi completa senza aver visto la moschea più grande dell’India Jama Masjid, e il Forte Rosso, simbolo iconico di Delhi.
Molti non sanno che, oltre a visitare il memoriale dedicato al Mahatma Gandhi (che resta solo un simbolo perché le sue ceneri sono state gettate nel Gange), è possibile e, certamente assai più interessante, visitare la casa dove ha trascorso i suoi ultimi anni di vita e dove è stato ucciso.
All’interno della casa, una piccola casa coloniale bianca, linda, spartana e circondata da un bellissimo giardino, è possibile vedere il letto in legno rigido dove riposava, il telaio che utilizzava per rilassarsi e l’angolo dove si ritirava a meditare… un’esperienza unica.
Se la Delhi Nuova è tutto un fiorire di grattacieli e domotica, la vecchia Delhi (Old Delhi) è ancora un groviglio di viuzze, botteghe, e fili elettrici che pendono dai cornicioni lungo i quali si appendono vivaci e dispettose scimmiette.
Qui è meglio optare per un “tuc-tuc”…
Lasciata Delhi, ci siamo diretti verso Agra, località tipicamente associata al periodo Moghul, gli imperatori furono famosi per lo sfarzo della loro corte imperiale, e per lo splendore delle loro capitali. E’ qui che si trova il Taj Mahal.
L’imperatore moghul Shah Jahan cominciò l’opera di costruzione nel 1631, in memoria della moglie Mumtaz Mahal, che morì prematuramente dopo la nascita del loro quattordicesimo figlio. Decorato con calligrafie e bellissimi intagli, è stato descritto come la più stravagante opera d’amore mai costruita, basti pensare che servirono 20.000 artigiani e 22 anni per completarla. Sia che lo si guardi nella luce eterea della luna piena o nella luce rosata dell’alba, o riflesso delle fontane del bellissimo giardino, il Taj Mahal è sempre uno spettacolo che incanta.
Noi ci siamo svegliati alle 4:30 e nel buio pesto, ci siamo recati al Taj Mahal per attendere l’alba. E’ stata un’esperienza molto emozionante e abbiamo potuto evitare l’afflusso delle molte persone che si succedono appena è piena mattina. I colori del cielo, che si rifletteva sugli specchi d’acqua antistanti, insieme all’immagine bianca ed eterea di questo bellissimo monumento, è valsa la sveglia super mattutina!
Dopo aver fatto una sosta al Forte di Agra, roccaforte dell’impero Mogul, abbiamo proseguito il nostro percorso con una sosta a Fatehpur Sikri, la “Città Abbandonata”, in arenaria rossa – costruita dal grande imperatore Moghul Akbar come sua capitale nel XVI secolo. E ‘stata abbandonata subito dopo la sua costruzione, quando i pozzi si sono seccati. Ancora oggi è quasi nelle stesse condizioni di oltre 300 anni fa.
In serata siamo arrivati a Jaipur, giusto in tempo per assistere alla cerimonia della preghiera serale (Aarti) in un tempio hindù.
Jaipur, con la sua parte vecchia dipinta di rosa tanto da valerle il soprannome di “Città Rosa”, è forse la città dell’India che più colpisce il visitatore: grandissima è la sua ricchezza storica, architettonica, culturale e, ancor più grande, è la sua bellezza e la bellezza della sua gente.
La nostra giornata a Jaipur è partita con la visita del Fort Amber, al quale si accede dopo un breve percorso sul dorso di un elefante. Costruito nel 1952, il forte è solenne ed austero, e domina la vallata. Gli interni sono fastosi, eleganti, raffinati, con ambio utilizzo di specchi .
Jaipur è anche sede del più grande orologio solare del mondo fatto in pietra, visionabile presso l’Osservatorio Astronomico di Jantar Mantar in centro città. Già gli antichi testi in sanscrito-indù conoscevano le basi della scienza che ora noi chiamiamo “astronomia”.
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Dopo una divertente passeggiata nei vicoli della vecchia Jaipur e nel suo quartiere mussulmano in particolare, si resta storditi ed ammaliati, e sarà difficile resistere ad entrare in una delle molte botteghe che vendono stupendi tessuti dai bellissimi colori.
Mi è piaciuta particolarmente l’esperienza della lezione di cucina indiana che abbiamo potuto fare in una casa privata, dove una bella ed elegante signora indiana ci ha accolto nel suo guardino e nel suo salotto, ed abbiamo imparato a cucinare alcune pietanze tipiche che poi abbiamo gustato! Grande soddisfazione per il pane “NAN” che abbiamo portato in tavola ancora caldo, e ha accompagnato i curry, gli spezzatini e le fantastiche melanzane stufate di formato mignon.
Appena fuori Jaipur ho visitato un albergo meraviglioso, il Samode Palace. Luogo esclusivo e discreto, splendido esempio di architettura indo-saracena regale; la struttura è immersa nel verde e nella tranquillità su un piccolo promontorio… è un luogo magico che ha ospitato reali, vip, artisti e viaggiatori esigenti.
Colpisce il contrasto fra il rumore e la vivacità incessante di Jaipur e l’assoluta tranquillità di questo “retreat” (buen retiro), dove si è coccolati come dei re e dove si dorme in camere che sembrano ale o alcove di palazzi imperiali.
La nostra ultima tappa è stata a Mandawa, antico punto di sosta fortificato sulla via delle rotte carovaniere tra Vicino ed Estremo Oriente. Qui il villaggio è formato da antichi “Haveli”, cioè le abitazioni affrescate un tempo utilizzate dai ricchi commercianti, dei piccoli palazzi dipinti ed istoriati, alcuni dei quali ora trasformati in alberghi.
A Mandawa tutto è all’insegna dell’autenticità: la mia passeggiata serale nelle viuzze buie come la notte lungo le quali riposavano alcune mucche, fino al rientro al mio hotel, il Castle Mandawa, che sembrava un piccolo presepe illuminato da mille lucine, è uno dei miei ricordi più cari di questo meraviglioso viaggio.
L’India è un viaggio che ti porta ad andare oltre… oltre a ciò che vedi e oltre a ciò che ti spiegano, ti lascia qualcosa che ti porti dentro a lungo anche dopo, forse per sempre.
La nostra guida ci ha spiegato che già da bambini a loro viene insegnato a vivere nel presente, perché il passato è già andato e il futuro non potrà essere buono se non ci si concentra sul presente.
Nel frattempo, ognuno di loro, ricco o povero che sia, cresce sapendo che dovrà iniziare e finire la sua giornata facendo una buona azione, anche piccola, fosse anche solo dare un pezzo di pane ad un cane randagio.
Questo è il segreto dell’India: la sua gente e la pace interiore che emanano.
Arianna Pradella
Direttore Commerciale Utat Viggi
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Un viaggio in India permette di conoscere una terra lontana misteriosa ed affascinante. Religione, spiritualità, arte, monumenti finemente decorati, storie millenarie, cucina locale…scopri i must legati ad un viaggio in India.
Pensate che sia facile districarsi fra le migliaia di piccoli e misconosciuti esercizi o rinomati luoghi d’incontro che Tokyo vi offre per gustare un gelato o uno dei dolci giapponesi più tipici?
A Tokyo sono sorti o “risorti” i più tipici cafè che offrono dolci giapponesi o per meglio dire “Wagashi” … Wa sweet.
Kashi (dolci), nel Giappone tradizionale era riferito alla frutta o alle noci. Ma da quando la Cina iniziò a commercializzare lo zucchero, lo stesso divenne ingrediente d’uso comune in Giappone, così come il tè entrato nel Paese nel IX sec., da uso esclusivo della classe religiosa, passò poi ad essere bevanda di uso quotidiano.
I dolci giapponesi, Wa sweet, si dividono a seconda dell’umidità contenuta nel dolce stesso: Namagashi contiene più del 30% di umidità e sono dolci a vapore, dolci cotti in padella o al forno, dolci fritti; sono spesso molto soffici e delicati e a seconda della stagione, in forme elaborate e colorate che riflettono piante e fiori; Han namagashi con un contenuto di umidità fra il 10% e il 30% ed anche loro dolci cotti in padella o al forno; Higashi con meno del 10% di umidità e sono al forno o caramellati.
Il processo per la produzione dei dolci giapponesi è piuttosto lungo e normalmente viene dato loro un nome specifico da una poesia, un evento storico o un paesaggio naturale. Sono famosi per la loro delicatezza e differenti forme che riflettono la semplice complessità della cultura giapponese. Sono famosi come regali durante le visite ad ospiti importanti e sia i gusti sia le forme differiscono a seconda delle località dove vengono prodotte. Secondo la credenza giapponese le caratteristiche artistiche dei dolci giapponesi rappresentano sia il “senso” della stagione in cui vengono prodotti sia l’umiltà della cultura giapponese.
Facendo un giro fra le postazioni più trendy di Tokyo che producono dolci giapponesi , possiamo trovare:
Ma durante questo “dolce girovagare” non dimenticatevi il tè tradizionale verde, matcha, fatto di foglie di tè essicate secondo un preciso processo e poi ridotte in polvere. Viene usato durante la cerimonia del tè e per insaporire i cibi. Ad alto contenuto nutrizionale, contiene antiossidanti, aminoacidi, fibre, clorofilla e…vitamine.
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Gli Amish sono una comunità tutta da scoprire. Semplicità, assenza di tecnologie, fattorie e colture biologiche, carri trainati da cavalli, abiti fatti a mano: tutto questo caratterizza gli Amish, una comunità che puoi conoscere con i tour Utat Viaggi negli Stati Uniti D’America con sosta nella cittadina di Lancaster.
Cappello Panama: due parole fortemente legate. Oggetto di culto, simbolo di un Paese e di un popolo: tradizione millenaria, dagli aborigeni fino ai giorni nostri. Scopri la storia di questo cappello con i tour Utat Viaggi, tra Panama, Ecuador e Colombia.
Cultura indiana: tradizioni millenarie, arte del ricamo e dell’intaglio, ceramica modellata, abiti colorati, spiritualità che si mostra in tutte le sue sfaccettature…questa è l’India che puoi scoprire con i tour organizzati di Utat Viaggi.
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